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(27-28) | pensieri | 117 |
quadro o pezzo qualunque sublime, dove Pindaro e il Chiabrera di pochi versi: questi come Dante è nel dipingere, quello com’è Ovidio. La dicitura non ha altro pregio che una purgatezza competente, senz’ombra di proprietà né d’efficacia; (28) né anche ha quegli ardiri spessissimo infelici, ma pure alle volte felici, del Chiabrera, né l’oscurità, né veruno di quei difetti, che comunque tali pur paiono aver che fare colla lirica ed esser quasi naturali a un vero lirico, sí come a Pindaro. Lo stesso dico dell’intrinseco dello stile, tanto rispetto all’oscurità quanto all’ardire, che nel Guidi non si trova si può dire altro ardire, se non qualche cosa presa dalla Scrittura, come di sopra ho detto; e quanto a queste cose prese dalla Scrittura io parlo delle canzoni, non della traduzione delle sei omelie, dove prese un po’ piú, tenendo dietro al testo di esse, anzi le scelse apposta per tener dietro allo stile davidico (quantunque l’abbia fatto senz’ombra di forza, annacquatissimamente); ché questa traduzione è un vero mostro (per motivo dei pensieri, del modo ec., mentre sono omelie in versi, con citazioni di Padri, debolissime, stiracchiate, schifose) e non merita che se ne dica altro; e pure son l’ultima e piú studiata cosa ch’egli facesse. Del resto il verso è sonante, e dico sonante, perché non posso dire armonioso, se per armonia vogliamo intendere la finezza dell’arte di verseggiare, trovata dagl’italiani dopo il ritmo analogo ai sentimenti, la varietà ec. ec.
* Io solea dire ch’era una follìa il credere e scrivere che ci fosse o in Italia o altrove qualche poeta che somigliasse ad Anacreonte. Ma leggendo il Zappi, trovo in lui veramente i semi di un Anacreonte, e al tutto anacreontica l’invenzione e in parte anche lo stile dei sonetti 24, 34, 41 e dello scherzo: il Museo d’Amore. Anche le altre sue poesie sono lodevoli non poco per novità de’ pensieri (giacché non c’è quasi