Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
atto quinto | 45 |
tanta è la gioia mia.
Cidippe. Parmi che il padre
troppo sia lento.
Uranio. Ah, temo
tanta felicitá, che non mi fugga.
Cidippe. Sposo, di che piú temi?
Questo sen, questo volto e qual io sono
tutta son tua, tua sarò sempre, o caro.
Uranio. Oh dolcissimi accenti! oh gioia! oh core
troppo angusto a capirla.
Cidippe. Solo in quella ch’io sento,
l’aver sí tardi amato
tanto amor, tanta fede, è il mio tormento.
Coro. De’ nostri amanti, ecc.
SCENA VI
Tirreno e i suddetti.
fuggitive allegrezze! Oh morte acerba!
Cidippe. Padre!
Uranio. Che mai sará?
Cidippe. Qual male arrechi?
Tirreno. Son morti, oimè, son morti,
l’onor di questi colli, Eco e Narciso.
Il misero Lesbino
ne fu presente e a me piangendo il disse.
Su, i giulivi apparati, i risi, i canti
si cangino per doglia
in funeste gramaglie, in nenie, in pianti.
(si apre il prospetto e vedesi un cielo)