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atto terzo 29


care pupille, un balenar men fiero,

e fra le nubi ancora e le procelle
mi additaste la calma,
o del cielo di amor lucide stelle.
          Tornami in seno
               cara speranza,
          raggio sereno d’ogni tormento,
               dolce alimento della costanza.

SCENA VII

La Valle di Amore.

Tirreno, Lessino e Coro di pastori e di ninfe.

Coro.   Dove non giunge, amor,

               il foco tuo possente,
               il tuo fulmineo tel?
          Qual duro cor nol sente,
               se il sentono l’inferno,
               la terra, il mare, il ciel?
Tirreno. Su via, pastori e ninfe, insin che lieto
per le spiagge vicine erbette e fiori
va pascolando il custodito armento,
sediam. Lesbino intanto,
qual di voi piú gli aggrada, inviti al canto.
Lesbino. Tirren, tempo giá fu che, d’ogni cura
libero il cor, fei risonar questi antri
di dolci carmi, ed al mio suono arrise
dal Parnaso vicino il biondo Apollo;
ma con la doglia in seno,
qual piú poss’io formar voce soave
che a terminar non vada in un sospiro?
Tirreno. Amor dá spirto al canto. Invan contendi.
Ecco sen viene il giovinetto Uranio,
non men di te caro alle muse.