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atto terzo 27


rotano a’ miei disastri; e tu, spietato,

tu, che non m’ami? e chi tel vieta?
Narciso.   Il fato.
Cidippe. Deh, m’ama, o caro.
Narciso.   Ama tu Uranio ancora.
Cidippe. Io per te peno.
Narciso.   Ei per te muore.
Cidippe.   Io tutta
per te giá mi consumo.
Narciso.   Egli ti adora.
Cidippe. L’amerò quando in volto
gli mirerò i tuoi lumi.
Narciso.   Io quando in fronte
a folgorar ti miri
pupille piú serene o piú vivaci.
Cidippe. Forse non ho beltá?
Narciso.   Ma non mi piaci.
          Conosco che sei bella,
               ma se non piaci a me, che vorrai far?
               Hai fronte ch’è vaga,
               hai sguardo che impiaga,
               ma non ti posso amar.

SCENA V

Uranio e Cidippe.

Uranio. Chi mai ti crederebbe

piú bella di un ligustro
e piú fiera di un angue, o crudel ninfa?
Ape che impiaghi anche col mel sui labbri.
Cidippe. (pensosa tra sé stessa, nulla bada ad Uranio)
Ah Narciso, Narciso!
Uranio. Sapea ben io che piangi
per beltá che ti sprezza e vuoi, mal saggia,