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ne riconcili a Dio; di tua virtute

l’opre usate ti chieggo,
e per un re le chieggo,
non qual era il mio sposo, a Dio rubelio,
ma qual ora è il mio figlio, a Dio fedele.
Acas daH’armi unite
di Siria e d’Israel giá quasi oppresso
chi lo animò a vittoria
fuorché Isaia, con quel mirabil segno
di una vergine madre?
Parli, ah parli il profeta
anche in prò di Ezechia: di lui che torte
dalle vie del Signor mai non ha Torme,
e che guerra egualmente
fece a’ popoli iniqui e a’ falsi numi.
S’ei sperò nell’Egitto, uomo, e non Dio,
del suo fallo or s’avvede; ora piangente
chiede e spera il perdono,
e lo spera per te, per te che insino
nell’utero materno
fosti santificato, la cui lingua
fatta è da Dio come tagliente spada,
e che da lui sei posto,
qual strale eletto in sua faretra ascoso,
per fortezza di Giuda e in suo riposo.
Isaia. Chi parlar fa i profeti a suo talento
gl’ ispira e muove. Or cose
ei m’apre e svela oltre l’uman pensiero
maravigliose. Ecco ei sceglie e chiama
da quell’ invitta innumerabil schiera,
che al suo cenno immortai sta sempre intenta,
un de’ tremendi angeli suoi. Perverso,
tremane. In tuo castigo
esce l’alto comando. Altro or dovrai
rivolger nella mente
che le stragi di Solima e gl’incendi.