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sua sapienza, onde governa e regge,

riceve i lumi sui,
né uopo ha degli altrui;
credi tu che a capriccio e inutilmente
spedisca i suoi profeti, essi che sono
dell’eterne sue voci organi e trombe?
Guai, figlio mio, per chi ricusa udirli,
o li disprezza uditi.
Saulo, non ancora
riprovato da Dio, corre ad offrirgli
pacifici olocausti. Il sacrifizio
tratte allor non avria sopra il suo capo
le celesti vendette,
se attendea Samuel. Re giusto e santo
era Davidde e di cui disse Iddio:
«re secondo il cor mio».
Con Gaad, suo veggente
non si consiglia, ed ecco
l’angelo del Signor vibrar la spada
sterminatrice, con orribil peste,
del numerato popolo. Non basta
aver zelo e pietá. Tu i lochi eccelsi
hai dissipati, e gl’idoli e gli altari,
e quel serpe, giá segno
di mistica salute e poi oggetto
di profano e reo culto, hai fatto in polve.
Ma donde or vien che il procelloso nembo,
spinto dal fiato dell’eterno sdegno,
freme non lunge e a te minaccia e al regno
la quasi irreparabile rovina?
Ezechia. Per rimoverne i danni
che non tentai ?
Abia. Lo so. L’oro hai profuso
dell’erario e del tempio.
Sollecitasti i vani
soccorsi dell’Egitto. Ecco al tuo cenno