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Eliacim. Signor, sono alla porta

orientai del re nimico i messi
e chiedono di te. Lor guida e capo
è Rabsace, un de’ primi
satrapi, a me ben noto.
Chi di alterezza e di empietá lo vinca
non ha, fuor che il suo re.
Ezechia. Non sia mai vero
che alle mie orecchie, avvezze
a’ cantici ed a’ salmi,
si appressi ’l suon delle bestemmie atroci.
Tu Sobna, e tu Gioac, e tu con loro,
Eliacim, incontro
a’ nunzi assiri andrete.
Non sia di voi chi provocato e spinto
da’ sacrileghi accenti
sciolga il freno al suo zel. S’oda e si taccia.
Elcia, tu fa che chiuse e ben guardate
sien le porte e le mura. Esploratori
escano a discoprir quai del nimico
sien le forze, i disegni, i passi e l’opre;
né per falsi rispetti
mi si tolga il saperlo. Il far talvolta
che all’orecchio reai giungano tarde
le spiacevoli cose
non è pietá, né zelo,
ma dannevol consiglio;
ché indugiando a destar col mesto avviso
nel regio core il mal tacciuto affanno,
impedisce il rimedio e accresce il danno.
Coro di Giudei. Ah di noi, miseri,
che mai sará?
O qui de’ perfidi
sarem le vittime,
o sino in Ninive
trarremo asprissima
cattivitá.