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Andromaca. Son per lungo uso al mal si accostumata,

che ne temo anche l’ombre.
Ulisse. Ma tu non lasci di guardar la tomba
d’Ettore tuo. Peggiore
vedrò s’ora tu sia madre o consorte.
(ai soldati) Quel sepolcro abbattete e le odiose
ceneri all’aria disperdete e al suolo.
Andromaca. Empi! Non anche a tanta
malvagitá pensaste.
Contaminaste i templi,
rispettate i sepolcri. Ah, se Posate,
resisterò; mi dará forza l’ira.
Ulisse. Lasciatela gridar. Mano alle scuri!
Andromaca. Oh Dio! Marito e figlio io vedrò oppressi
da una stessa ruina? A te le mani
porgo, a te i preghi umili...
Ulisse. Dammi il figlio e poi prega.
Andromaca. Aprimi il sen, se qui lo credi ascoso.
Ulisse. Eh, non si tardi piú. Spezzate il sasso!
Andromaca. Io ti potrei punir col tuo furore,
ma da pietá mi è tolta la vendetta.
Su, fa aprir quella tomba, e se non basta,
due Astianatti ti addito. Uscite, o figli !
(due soldati aprono la sepoltura e n’escono Aslianatte
Telemaco)
Ulisse. Non ti sapea due volte madre. Poca
una vittima sola era ad Ulisse.

SCENA VII

Telemaco, Astianatte, Andromaca ed Ulisse.

Telemaco. Madre, per te siam resi a nuova vita.

ANDROMACA, (additando Ulisse)
E colui vi condanna a eterna notte.