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E LENO. A senno tuo; ma senti:

in quale strana
orrida tana
possa appiattarsi
l’ancor tenero leone,
cerca in vano il cacciator;
ma dove ei veda
la timorosa
madre aggirarsi,
se ne accorge e ne fa preda,
e ne ha colpa un troppo amor.

SCENA VI

Ulisse con soldati e Andromaca

Ulisse. Greci, ogni via chiudete. Ecco la fera.

Andromaca. (Qui Ulisse! Apriti, o terra, e l’inghiottisci!)
Ulisse. (Le si taccia or Telemaco e s’ inganni.)
(ad Andromaca) Donna, in Ulisse il messager de’ greci
ti parla. Ov’ è Astianatte?
Andromaca. A che mel chiedi?
Ulisse. Ragion d’impero non si rende al servo.
Andromaca. Sempre la madre tien ragion sul figlio.
Ulisse. A contender non venni. Ov’è Astianatte?
Andromaca. Ov’è Priamo? Ove Ettorre? Ove tanti altri
frigi? Tu d’un sol chiedi, ed io di tutti.
Ulisse. Ti faranno parlar verghe, ugne e ruote.
Andromaca. Minaccia incendi e piaghe e fama e sete
e Parti tutte del furor: son madre.
Ulisse. Sciocco è tacer ciò che dirai fra poco.
Andromaca. Tanto preme ad Ulisse il farmi misera?
Ulisse. Preme alla Grecia. Non si vuole un altro
Ettore in Astianatte.