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ATTO SECONDO

Cortile boschereccio che guida a vari tuguri pastorali, tra’ quali, nel mezzo più degli altri, s’innalza quello di Tirreno.

SCENA I

Tirreno e Cidippe.

Cidippe. Cosí ho risolto. Invan mi tenti, e invano...

Tirreno. Qual ardir! Ti scordasti
il tuo dovere, il grado mio? Tuo sposo
io scelsi Uranio e tu il contendi? Ah, figlia!...
Cidippe. Padre, de’ cenni tuoi mi faccio legge.
Solo in questo mi serbo
la natia libertá. Quand’io non voglia,
chi può sforzarmi?
Tirreno.   Vedi,
vedi audacia di figlia appena uscita
dalla tenera infanzia! E questo il frutto
delle fatiche mie? Cosí alla mia
venerabil canizie e cosí insulti
al grado mio sacerdotal? Ti scelsi
in isposo, o Cidippe,
pastor canuto ed impotente? o pure
ignobil di natali e di fortune?
Ha lui pur biondo pelo che a gran pena
sparge le fresche gote, a lui pur pasce
piú di un armento, e piú d’un campo imbionda.
A che ardita il rifiuti? a che contrasti?
Egli ti adora pur, tu pur l’amasti!