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E padre e signore

chiamarti vo’ anch’ io;
ma ’1 volto non basta:
convien ch’io quel core
ritrovi anche in te.
Giuseppe. Cara semplicitá! Bella innocenza!
(Cedo, se piú m’arresto.) (ai servi) Olá, imbandite
sien ricche mense. Ivi ai disagi andati
meco avrete ristoro. A Simeone
sciolgansi i ceppi e libertá si renda.
Beniamino. Tua pietá non sia tarda.
Fame ed angoscia preme
l’amato padre. Ogni dimora intanto
esser gli può funesta.
Desolato il lasciai.
Giuseppe. (Giá m’esce il pianto.)
Ruben. Qual ei parti, Giuda, osservasti?
Giuda. Il vidi.
Ruben, quel turbamento
puoi tu capir?
Ruben. Profondi, inaccessibili
son gli affetti de’ grandi,
e mal si lascian ravvisar dal volto.
Giuda. Sia Dio che in nostro prò tocchi quel core !
Giuda. Ruben. Beniamino.
A Dio porgiamo
preghi dolenti,
a lui narriamo
nostri tormenti.
Ché se ben ei li sa, se ben li vede,
vuol che gridin pietá, speranza e fede.
Coro dei fratelli di Giuseppe.
Dio, che tieni in tua mano il cor de’ regi,
Dio, che le nostre sai miserie estreme,