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8 | i - il narciso |
di pietá e di terrore.
Sol cosí premia i suoi vassalli amore.
Eco. Cosí in amor si pena,
quando è crudel, come tu sei, chi s’ama;
ma di amor corrisposto
gioia non v’ha che ben pareggi ’l prezzo.
Piú di una ninfa in simil cure esperta,
piú di una volta udii lieta ridirmi:
— Fortunato pastor, ninfa beata,
cui di far tocca in sorte
quel dolcissimo cambio
di cor con cor, d’alma con alma. O sorte
degli Elisi piú dolce! Aure felici,
che que’ labbri baciando
piú soavi spirate! Ove la mente
figurarsi può mai destin migliore? —
Cosí anche premia i suoi vassalli amore.
Narciso. Sento dir che Cupido è un tiranno.
Eco. Ma un tiranno che reca diletto.
Narciso. Che avvelena col labbro che ride.
Eco. Che ravviva col labbro che uccide.
(N.) | Cruda morte | debole | ||
A due | di un | petto. | ||
(E.) | Dolce vita | nobile |
noto il tuo cor, di giusto sdegno acceso
direi...
Eco. Frena, o Narciso,
l’ira inutil del labbro. A garrir teco
un mio delirio e non amor mi guida.
Narciso. Non di garrir, ma di partirsi è tempo.
Fuggon rapide l’ore e il dì s’avanza.
Eco. (Cor mio, non disperar; ci vuol costanza.)
Narciso. Fuor della tana il bosco
giá circondan le belve; il monte e il piano