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di benefico sol, ma che ben tosto
cadrai disfatto in pioggia e sciolto in nebbia.
Oggi vedrai, superba,
vedrai qual Giulia sia,
e se avrá piú potere
o l’amor di Alessandro o l’ira mia.
Sdegno,
ingegno,
affetti,
inganni,
tutti a’ danni
io vi voglio
di una perfida beltá.
Sono Augusta, e a piè del soglio
oltraggiato
disprezzato
la superba piangerá.
SCENA IV
Tesoreria imperiale.
ALBINA (in abito da uomo).
Chi sa dirti, o core amante,
se quel ben per cui sospiri
sia spergiuro o sia costante?
Claudio, giá sono in Roma,
e voglio la tua fede a me giurata,
o i tuoi spergiuri io punirò di morte.
Femmina son, ma son romana ancora,
e risoluto amor mi fa piti forte.