Pagina:Zeno, Apostolo – Drammi scelti, 1929 – BEIC 1970951.djvu/105

Aniceto. Signore.

Lucio Vero. A Vologeso
reca ferro e velen. Digli ch’entrambi
Berenice gl’invia. Digli che scelga
qual piú gli aggrada. (Io vedrò morto al fine
l’autor dell’altrui fasto e del mio duolo.)
Berenice. Ferma!
Lucio Vero, (ad Aniceto) Ubbidisci !
Aniceto. lo volo, (parte)

SCENA VIII

Berenice e Lucio Vero.

Berenice. Che farò? Proteggete,

giusti dèi, l’innocenza! O Dio! partito
è il ministro crudel. Cesare, Augusto,
m’odi.
LUCIO VERO, (passeggia senza guardarla)
Inutili preghi.
Berenice. Se di stragi sei vago
da me principia.
Lucio Vero. (c. s.) Or non è il tempo.
Berenice. Io quella
son che ti sprezzo, a’ doni tuoi superba,
ai tuoi voti spietata;
io quella son che piú t’offendo.
Lucio Vero, (le dá un’occhiata) Ingrata.
Berenice. Qual colpa ha Vologeso
della mia crudeltá? Perché punirlo
d’un delitto non suo? Sospendi ancora
la sentenza fatai.
Lucio Vero, (vuol partire) Voglio che mòra.
BERENICE. (l’arresta e s’inginocchia)
Eccoti, Augusto, ai piedi