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regiae sanctionis edictum de feudorum successionibus in favorem comitum et baronum regni, a tempore adventus clarae memoriae domini regis Caroli secundi pro abstulendo et separando terram ipsam a demanio praedicto1. Nel 1465 incontriamo Guardiagrele di nuovo ricaduta al regio demanio per concessione di Ferdinando I2; nel 1505 Consalvo di Cordova vendeva a quella università, in nome del re cattolico, la ottava parte del feudo, atteso la restante era sua3, dalle quali parole dee ricavarsi che gli abitanti si andassero per denari emancipando dall’importuno dominio feudale; nel 1521 Carlo V faceva offriire Guardiagrele in cambio d’Isernia, la cui investitura era stata illegale, a Guglielmo di Croy marchese di Arscot, che sembra non l’accettasse, o breve tempo la conservasse, se poco stante il feudo fu tutto venduto al comune4.

Tali furono le precipue vicende della terra di Guardiagrele, nobilitata quanto le più illustri città del regno per la zecca che vi tennero aperta i due figliuoli di Carlo di Durazzo, Ladislao e Giovanna seconda.




  1. R. Archivio di Napoli. Repert. Aprutii citra et ultra, T. I, pag. 40 a tergo.
  2. Giustiniani, Dizionario geografico e ragionato del regno delle Due Sicilie, art. Guardiagrele. Repert. Aprutii, l. c.
  3. Repert. Aprutii, l. c.
  4. Repert. Aprutii, l. c. — Per la parte che presero gli abitanti di Guardiagrele nei moti di Abruzzo del 1647, vedasi il Ravizza, o. c., III, 91.