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» sia sancti Francisci de Guardia praedicta, in qua cappella ad divina officia perpetuo celebrandum ordinis ejusdem sancti Francisci fratres deputaverimus duodecim ultra numerum consuetum, seu qui contingerit pro futuro in dista ecclesia commorari».... Prout haec talia latius in praecitato privilegio donationis patent, cui in omnibus me refero. In quorum fidem ego notarius Hilarius Farina a Guardiagreli praesentem extraxi et requisitus signavi1.
Inutile l’osservare come questo bolognino rechi scolpito il busto, e non la mezza figura, del santo; il che me lo fa ritenere contemporaneo ai primi che si coniarono all’Aquila col nome di Ladislao, del tipo imitante i pontificii, gli aquilani di Lodovico di Angiò e i sulmonesi di Carlo di Durazzo, anteriore perciò all’altro tipo che nel terzo capitolo ho rivendicato agli ultimi anni di Ladislao ed a Giovanna II.
Tenne Napoleone II la fede giurata al re, che di sì cospicue prerogative lo aveva insignito; e il 29 agosto 1391, coi sindici di Chieti, di Lanciano, di Ortona, di Francavilla e di Atessa, segnava in Chieti un patto di comune difesa ed offesa ad onore di Ladislao ed allo sterminio de’ nemici e competitori di lui2. Il 20 agosto del 95 egli era col re a Sulmona ed ivi, logoteta e protonotario, contrassegnava il diploma col quale Ladislao donava all’Aquila dugento annue once d’oro3. Copriva ancora tal carica nel 1405; e s’è vero che due anni dappoi la contea di Manopello davasi dal re a Lodovico Migliorati4, se ne dovrebbe inferire ch’ei fosse caduto in disgrazia del suo signore. Gli sopravvisse il figliuolo Leone Giordano, defunto il 1414, allorquando per la morte del re ne fu assunta al trono la sorella Giovanna.