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del proprio nome1. Reduce in Abruzzo, perdette poco stante Montorio, ritornata ai Camponeschi; e visse caldeggiatore della causa di Ladislao contro Lodovico II di Angiò fino al 1407, nel qual anno fu pugnalato a Teramo dai Melatini. Antonio, figlio e successore di lui, secondo duca di questo nome, seguendo le stesse parti, cadde nel 1411 prigioniero di Lodovico alla battaglia di Roccasecca; ma ridatagli dopo non molto la libertà, condusse giorni pacifici fino al 1415, in cui morì senza prole, lasciando erede il fratello Pierbonifazio. Costui, sette anni addietro, mentre Antonio stava a’ servigii di Ladislao, si aveva, unitamente all’altro fratello Giosia, presa aspra vendetta della morte del padre, avendo a Teramo fatti arrostire e squartare i capi dei Melatini; nulla però sappiamo del suo breve governo di Atri, che nel 18, fornito il viver suo, trasmise nel figlio Andrea Matteo II.
Nei primi anni di questo duca, le due fazioni degli Antonelli e dei Melatini desolarono Teramo, dove sembra ch’egli, tuttavia fanciullo, niuna autorità valesse ad esercitare. Giovanna II, il 1421, donò questa città a Braccio da Montone, dopo la di cui morte ne venne in possesso Giosia Acquaviva, acquistandola dalla madre e tutrice del nipote suo, spalleggiato dai Melatini e consenziente la regina. Andrea Matteo nel 38 era fra’ baroni che tenevano da Renato di Angiò contro Alfonso di Aragona, e l’anno medesimo, addì 5 agosto, stipulava un trattato di alleanza con Francesco Sforza, che nel 39 gli diede la propria figlia Isolea in isposa. Renato dovè soccombere nella lotta; nè Alfonso lasciò di punire i baroni che aveano alzate le bandiere nemiche, spossessando anche Andrea Matteo d’ogni stato, siccome ribelle e fellone, e investendo del feudo nobile di Atri, quasi de novo feudo, lo zio Giosia con diploma del di 22 luglio 1446, juribus jurisdictionibus meroque et mixto imperio ae gladii omnimoda potestate2.
- ↑ De Minicis, Numismatica ascolana, Fermo 1853, p. 14, tav. I, n. 7.
- ↑ R. Archivio di Napoli. Repert. Prov. Aprut. cit. et ult.