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Secondo tipo. D. ferrandvs....rex. Busto come sopra.
R. eqvitas regni. Cavallo come sopra; dinanzi, la iniziale del Tramontano o l’aquiletta, rosa nel vano superiore, nell’esergo aquiletta ovvero t fra due rose; tipo più elegante del precedente, e posteriore all’anno 14751.
Secondo il Vergara, il cavallo effigiato su questa moneta sarebbe quello colossale di bronzo, la cui stupenda testa tuttavia si ammira nel museo Borbonico; cavallo che è fama stesse eretto dinanzi l’antica cattedrale di Napoli ad insegna della città, ed al quale Corrado I di Svevia, ricuperato ch’ebbe il regno, fece porre il freno e scolpire sulla base il seguente distico, che riporto per l’analogia che ha colla impresa Aequitas regni della moneta:
Hactenus effrenis, domini nunc paret habenis,
Rex domat hunc aequus Parthenopensis equum2.
Ebbero le nuove monete gran voga per quanto durò il secolo XV, ma la eccedente quantità che ne fu coniata, e il maggior prezzo cui salì l’argento in forza di sì smodata emissione di rame, le fecero in breve discendere a tanto discredito che, da dodici cavalli, ce ne vollero quindici a rappresentare il grano; e ognor più scemando di valore per l’aumento recato dalla calata di Carlo VIII nel regno alla massa circolante del vile metallo, Federico di Aragona decretò il 31 gennaio 1498 che non meno di 24 di que’ cavalli facessero un grano, e 12 il tornese costituissero.
Francesco di Angeluccio di Bazzano, cronista delle cose dell’Aquila dal 1442 al 1489, ci conservò memoria dello stampo dei ducati d’oro aquilani, nel 75, coi passo che segue: 1475 a di 8 de lullio se vatteo la zecca nostra delli ducati d’oro della re nostro Ferdinanno in Aquila, e vottìla Nardo de Colantonio de Cagnano, e in quisto dì n’arecò circa a ducati cinquanta d’oro che lli avia vattuti allora, e mustrolli alli