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genti ejusdem ligae et ponderis prout in sicla civitatis Neapolis cuduntur, dummodo non fiant aucellae1.

L’anno dopo, cioè il 1459, addì 4 febbrajo, Ferdinando I fu solennemente incoronato re a Barletta; ed a perpetuare il lieto avvenimento sulle monete, le zecche di Napoli e d’Aquila coniarono la nuova foggia di carlini, che dalla scritta che recano si dissero coronati. Hanno gli aquilani, uno de’ quali vedesi inciso nella seconda tavola al n. 15, da una banda la croce potenziata circuita dalla legenda + ferdinandvs *d*g*r*sici*ier; sull’altra è il busto del re adorno della regia corona, rivolto di profilo alla destra, e intorno ad esso la epigrafe + coronatvs.quia.legitime.certavi; l’aquiletta appare su questo lato ora frammezzo alla epigrafe, ora dietro il collo del re2.

Alla chiamata dei baroni, congiurati lo stesso anno contro l’aragonese, in livore di Giovanni di Renato di Angiò, che armata mano avea invaso il regno per sostenere i diritti paterni, Aquila eccitata dai Camponeschi non fu già sorda; e, quantunque il 21 agosto 1461 avesse conchiusa tregua con Ferdinando, cui parevano arridere le sorti della guerra contro il competitore, festeggiò nell’aprile del 63 la entrata dell’angioino, a cui si professava devota. Giovanni ebbe la peggio; ed Aquila, costretta a subire il giogo del vincitore, ne rialzò le bandiere l’agosto di quell’anno, ricevendo da lui, ch’era accampato appo la Torre degli Schiavi, il 9 maggio del 64, la concessione di nuovi capitoli e la conferma della moneta: Item dignetur ipsa majestas concedere quod in civitate Aquilae fiat sicla ubi cudatur moneta, modo et forma, ponderis et ligae quibus utitur Neapolls, et in eadem sicla dicta majestas praeponere et ordinare unum credenserium qui habeat tenere rationes et calculos argenti, quod dabitur cudendum in ipsa sicla; in qua etiam cudi possent monetae minutae tam argenteae quam aeneae ju-

  1. Regia munificentia erga Aquilanam urbem variis privilegiis exornatam, Aquilae 1639, pag. 210 e 211.
  2. Vergara, o. c. tav. XXIII, n. 1. — Muratori in Argel. I, 42, tav. XXXII, n. 7.