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oncia, vale a dire del peso ciascuno di acini 17 9/23, peso a cui si avvicinano i meglio conservati esemplari, e che tanto si allontana da quello dei bolognini rivendicati a Lodovico I di Angiò; nuovo argomento, da aggiungere all’altro del più recente tipo, per tenerli indubitamente della seconda Giovanna.

Si battè anche il quattrino, tralasciando la novità della epigrafe introdotta da Ladislao, e richiamando, ma sopra metallo da maggior mondiglia invilito, il vecchio tipo di Lodovico. L’ho fatto incidere al n. 8, più fedelmente che non è nella seconda dissertazione del Bellini1.

D. + ivhanda: regina. Croce cantonata da un fiordaliso.

R. + de: aqvila. Leone gradiente verso la sinistra. Peso acini 16.

Una bella varietà di questa moneta ci diede il Bellini stesso, che intorno al leone ha il nome della regina, e quello della zecca intorno la croce2.

Ma venghiamo alle celle, dette anche quartaroli o trentini, la cui fabbrica non erasi attuata dagli antecessori di Giovanna II. Due tipi se ne conoscono, distinti notevolmente fra loro per ciò che, quello che reputo anteriore, reca il nome della regina Juhanda premesso al suo titolo e l’aquila senza corona, laddove l’altro ha il titolo preposto al nome Juhanna e l’aquila incoronata. Che il titolo preceda il nome o viceversa, che l’aquila porti o no la corona, parranno osservazioni minute ed oziose; ma quando riflettiamo che al nome dei principi anteriori a Giovanna e di Giovanna stessa, sui bolognini e sui quattrini coniati in Abruzzo, succede sempre il titolo regio, non si avendo che una sola eccezione in contrario nel bolognino sulmonese di Carlo di Durazzo, mentre le celle di Renato antepongono d’ordinario al nome di lui il titolo di re, e che l’arme parlante della città d’Aquila ci si mostra coronata nelle più

  1. Bellini, De monetis Italiae altera dissertatio, Ferrariae 1767. p 10, n. 1.
  2. Id. ibid. p. 10; n. 2.