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nava un sesto di carlino ed un sessantesimo di ducato; e questo valore mantenne negli Abruzzi fino alla metà del secolo XV, abbenchè Alfonso I concedesse nel 1439 ai sulmonesi lo stampo di nuovi bolognini da 50 al ducato, suddivisi ciascuno in 6 tornesi, ovvero in 12 denari.
Cella è voce corrotta da uccello, nome a moneta derivato dall’aquila suvvi effigiata, per dinotare la zecca onde usciva, ed arme parlante dell’Aquila. Infatti Antonio di Buccio, che fiorì circa il 1382, così ci descrive il gonfalone di quella città rinnovato a’ suoi giorni:
Una baniera nova per comuno facta fone,
Cioè l’aquila bianca nello rossio pendone1.
Le prime monete che si hanno dell’Aquila portano il nome di un Lodovico di Angiò. Niun documento esistendo della originaria concessione della zecca aquilana, discordano gli eruditi nell’attribuzione di tali pezzi, alcuni ascrivendoli al primo, altri il secondo Lodovico. Don Cesare Antonio Vergara, che nel 1715 pubblicò una riputata illustrazione delle monete del re-
- ↑ O. c. 798, st. 727.