Pagina:Zecche e monete degli Abruzzi.djvu/30

14

niate monete di schietto rame anteriori ai cavalli di Ferdinando I del 14721, ascrivendo così la priorità di quella innovazione de’ sistemi monetarii alle zecche del regno. Mi si conceda di rivendicare, in via di digressione, quest’onore alla mia patria, sulla fede di un sincero documento e dei denari tuttavia superstiti del doge Cristoforo Moro che tenne la somma dignità della repubblica di Venezia dal 1462 al 71. Ecco la nota che ho ricavata dal capitolare delle borchie (broche) della veneta zecca2: Adi 7 lujo 1462. Noto io Jachomo de Antonio d’Alvixe schrivan chome vene qui alla zecca ozi sier Triadan Griti savio grande, disse da parte de la signoria se dovesse far certi pizolli grandi per mostra, de rame puro, e chussì fo fato; e fato che i fono, fono dati al dito missier Triadan, i quali pizolli haveva da una banda la testa del dose e dal’altra san Marcho. Avvegnachè rarissime, tali monete di rame schietto colla testa di Cristoforo Moro non mancano alle nostre raccolte, e sono vie maggiormente da tenersi in pregio perchè di dieci anni precedono la prima delle note in quel metallo. Ma ritorniamo ad Amatrice.

Dei due cavalli che il Fusco ne dette incisi, l’uno raffigura la testa incoronata del re, volta di profilo alla diritta del riguardante, e intorno ad essa la epigrafe ferrandus .... rex, e dall’opposto lato un cavallo sciolto gradiente verso la diritta, contornato dalle parole fidelis . amatrix, sopra al cui dosso nel vano del campo sta uno scudetto, mentre sotto la linea dell’esergo due bisanti prendono in mezzo una rosa. Vedasi questa moneta al numero 1 della prima tavola. La varietà prodotta dal Fusco non porge altra discrepanza dalla precedente, se non una rosa che occupa il posto dello scudetto, e nell’esergo del rovescio una m fra due rose.


  1. Gian Vincenzo Fusco, Sulla introduzione della moneta di rame nel regno di Napoli, memoria detta alla sezione di archeologia e geografia del VII congresso degli scienziati.
  2. Ora esistente nell’imp. r. Archivio generale di Venezia. Ozi, oggi; pizolli, piccioli denari.