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manso victor et dvx. Riaperta poscia da Guaimario IV il 1018, quella zecca fu attiva eziandio regnante il costui figliuolo Gisolfo II, che perdette la signoria nel 1073; essa però sopravvisse alla caduta del principato poichè, innalzata Salerno al grado di capitale del ducato di Puglia, e fatta residenza di Roberto Guiscardo, del figliuolo Ruggeri e del nipote Guglielmo, vi si continuarono coniare fino agli ultimi anni del duodecimo secolo le monete dei conquistatori normanni.

La repubblica greca di Napoli, la cui antichissima zecca, se aggiustiamo fede el Sanquintino1, avrebbe riaperto verso il 663 l’imperatore Costante II allorchè passò per quella città movendo da Roma per Benevento in Sicilia, ci mostra le sue monete autonome col san Gennaro e con epigrafi greche, d’epoca affatto incerta. Gli è verosimile che il duca e vescovo Stefano I, che la governò per trent’anni dal 758 in poi, meglio che Stefano II che pochi mesi la resse nell’821, quelle vi facesse coniare che porgono le sigle s e t a’ lati della croce al rovescio del consueto busto di san Gennaro. Havvene eltresì d’improntate dal vescovo e duca Atanasio, eltre dall’imperatore Basilio I, quando negli anni 884 le sue truppe liberarono il territorio napoletano dalla irruzione dei saraceni, eltre da ultimo colla imagine di Sergio IV, seppure ad uno de’ tre successivi omonimi piuttosto non si convengano. Chiusa colla conquista normanna il 1130, questa zecca stette probabilmente inattiva quanto durarono le dinastie normanna e sveva, fino a che nel 1278 Carlo I di Angiò, trasferita a Napoli la sua sede per provedere più da vicino agl’interessi dei guelfi, la riaprì, chiamandovi gli artefici di Brindisi e di Messina, e in breve salì essa io rinomanza fra le precipue d’Italia, e rimase nel corso dei tempi la sola del regno.

S’involgono nelle maggiori incertezze le origini e le vicende della zecca di Capua, della quale ei conoscono monete

  1. Delle monete dell’imperatore Giustiniano II, nelle Memorie della R. Accademia di Torino, Serie II, vol. VIII, 1846.