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vi

far voti che il divisamento, il quale un dotto napoletano va maturando, di darci bellamente intagliate e corredate di acconce illustrazioni le monete tutte del regno, sia messo in atto, e cessi per tal guisa un vuoto troppo sensibile nella italiana nummografia.

Ma rifacendomi alle zecche di Abruzzo, i cui superstiti monumenti giovano in mirabil modo a chiarire ed a perfezionare la storia di quelle importanti province, ov’ebbero culla due somme glorie nostre, Ovidio e il cardinal Mazzarino, mi è dolce dovere l’attestare la mia gratitudine a quegli eruditi, senza il cui ausilio non sarebbe stato possibile a me, veneziano, di condurre questo lavoro al suo qualsisia compimento. Il professore Pietro Tessieri conservatore del medagliere di Sua Santità nella insigne libreria del Vaticano, e Camillo Minieri Riccio di Napoli, profondo investigatore delle memorie angioine, che del tesoro delle sue ricerche di storia patria accrebbe la serie di documenti da me raccolta, accettino le proteste della devota riconoscenza del loro lontano estimatore ed amico. E consimili grazie rendo al mio Carlo Kunz, che delle monete qui descritte delineò l’eleganti imagini, con quella intelligenza e con quella fedeltà che rivelano, in un medesimo, il valente artista e l’esperto conoscitore.

Se, col riunire in questa operetta quanto delle zecche abruzzesi ci han fatto conoscere gli egregii uomini che in cosiffatti studii mi precedettero e mi furon guida, e col sostituire talvolta esatte ed incontrovertibili attri-