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ricorda vivente ancora nel 1495 lo spossessato duca di Sera, il quale, avverso agli aragonesi e al pontefice, non poteva non far causa comune col nemico loro; e ci muove ad ammettere quali fatti storici che, fra le castella italiane che cedettero agl’irruenti francesi o loro aprirono spontanee le porle, fosse anche Sora (feudo dei Della Rovere dal 1475), la cui zecca era rimasta inattiva dopo la cacciata di Piergiampaolo; e che questi abbia rioccupato, forse per brevissimo tempo, il suo feudo, stampandovi monete colle armi e col nome del vantato liberatore. Nè dubito che Gianvincenzo Fusco, con quella sua vasta dottrina e con quel suo perspicace ingegno, sarebbe riuscito a sciogliere anch’egli l’enimma, ed a chiarire così uno dei più oscuri punti della numismatica napoletana; ma la fine immatura di quel valoroso giovane, morto a’ ventott’anni, troncò in sul fiorire le molte speranze che la patria e la scienza avevano in lui fondatamente riposte.