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Non la vaghezza di pubblicare un libro, per novità di argomento, curioso, ma sì il desiderio di rivolgere, per quanto mi è dato, ai progressi della numismatica italiana i miei studii intorno ad alcune zecche fra le meno conosciute, o tuttavia ignote, mi determinò a dare in luce quello mi venne fatto di raccogliere di monumenti e di documenti che concerneno le zecche degli Abruzzi nei bassi tempi.
Le monete coniate nel medio evo nel regno delle Due Sicilie non formarono ancora soggetto di quelle severe indagini che pur avrebbero meritato. L’opera del Vergara, che il Muratori rifuse nel secondo delle Antichità italiche, le dottissime monografie dei tre Fusco, del principe di Sangiorgio, del Capialbi e del Diodati, che illustrano singole serie o singoli pezzi sotto i varii punti di vista, storico, giuridico ed economico, e i cenni del principe di Torremuzza sulle zecche dell’isola di Sicilia, recarono gran lume, è vero, a questa parte della scienza; ma, eziandio nel loro complesso, sono ben lungi dallo avere esaurito l’ampio argomento. Il perchè, ci è mestieri