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succedergli nella signoria di Popoli, le altre lasciando al primogenito Nicolò; sennonchè questi violentemente spogliò il fratello di ogni dominio.
Parteggiando per Alfonso di Aragona contro l’angioino Renato, Nicolò ebbe da lui il 1442 il titolo di duca di Sora, che alla sua morte, accaduta il 53, passò nel figliuolo Piergiampaolo colla signoria di Alvito, mentre Popoli per ultimo volere di Nicolò dovea tenersi dall’altro figliuolo, Giovanni. Nè molto andò che Piergiampaolo, seguendo il paterno esempio, tolse Popoli al fratello, che fu poscia costretto a riconsegnargli.
Giovane d’età e dato al mestiere delle armi, non è a dire quanto caldamente Piergiampaolo abbracciato avesse, nella sollevazione del 1459, la causa degli angioini. Scorrendo colle sue masnade gli Abruzzi, aveva per via sorpreso e catturato un messo di Chieti, che recavasi a Napoli per protestare a Ferdinando I la lealtà e la devozione del suo comune; del qual fatto lamentavansi i chietini, scrivendo al re in data 22 dicembre dell’anno stesso: Ceterum havevamo deliberato tucti insemj mandare ad vostra maestà ve piacesse fare forte Mactheo de Capua de uno cinquecento fantj o più oltra la sua conducta, et far lo officiale de questa vostra provincia, la quale stava senza officiale, ma la maestà vostra prudentemente ce ha tolta franga senza altro nostro recordo che lo ha facto, la quale provisione è stata et è la salute de questa provincia, massime se vostra maestà lo fa forte de li dicti fantj, perchè gagtigarà in breve tutti quelli che cerca de turbare lo stato de vostra maestà in questa provincia; in la quale mo’ novamente è stato pilgiato misser Ambrosio nostro ambasciatore dalj hominj de lo duca de Sora, che molto ce ne dolemo per infiniti boni respecti1.
Ardeva tuttavia negli Abruzzi la guerra civile, quando il re aragonese spogliò nel 61 d’ogni stato il Cantelmo, concedendo ad Alessandro Sforza signore di Pesaro la investitura di Sora,