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gnino, e denari semplici o metà del tornese, non si conosce che il bolognino, ultimo coniato nel regno, del quale offro ai lettori al n. 46 la imagine, comunicatami dal dotto numismatico berlinese Giulio Friedländer1. Sopra una delle facce la scritta + r.alfonsvs. circonda le consuete sigle s . m. p. e . disposte in croce, e nel cui mezzo è una stellina o rosetta; sull’altra, il busto del santo vescovo protettore della città, il cui nome si legge nel giro s.panphilvs. Pesa acini 16.

Anche nella invasione di Giovanni di Angiò, ne’ primi anni del regno di Ferdinando I, Sulmona ottenne nuova conferma della zecca dal figliuolo di Renato, della quale non si conosce il tenore, nè più ci rimane verun monumento, ma che n’è accertata dai capitoli di Carlo VIII e del Lautrec. Ritornata poscia la città alla obbedienza di Ferdinando, la zecca vi fu riaperta, come lo prova il carlino, detto anche ferrantino d’argento dal nome del re, edito la prima volta da Giuseppe Maria Fusco2, e che ripubblico sotto il n. 47:.

D. + ferdinandvs:d:g:r:sicilie:v. Vtriusque. Arme inquartate di Aragona e di Napoli.

R. + dns:m:adivt — et:ego:d:im, Dominus mihi adjutor et ego despiciam inimicos meos. Il re seduto sopra due leoncini, d. scettro gigliato, s. globo crocigero, nell’area a mancina una s, iniziale dello zecchiere; nell’esergo, un cartellino bislungo colle sigle spme ci rivela coniato a Sulmona questo ferrantino. È la prima volta che le quattro iniziali rammemoranti la patria di Ovidio incontriamo collocate orizzontalmente sulle monete, e tali le scorgiamo eziandio in tutt’i pezzi di conio più recante.

All’appressarsi di Carlo VIII ai confini del regno, vedemmo già insorgere le terre di Abruzzo, ed aprire le porte agl’irruenti francesi. Sulmona aveva inalberata la bandiera dell’in-

  1. Il Friedländer descrisse questo bolognino nel Beiträge zur älteren Münzkunde, Berlin 1851, T. I, p. 231.
  2. G. M. Fusco, Intorno ad alcune monete aragonesi, tav. I, n. 2.