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     Invidiosa dell’eccelse cime,
     E si appende ai bei rami, e al suol la sforza:
     Ma non cede alla forza
     L’inclita pianta, e più si spinge in alto,
     20Quanto è maggior l’assalto:
     E seco alza i nemici, e qual si vede,
     Pender piangendo, e qual caderle al piede.
Stavasi appiè del Colle un Leon fero,
     Ma di sì bella maestade adorno,
     25Che alletta, e piace allor ch’ei dà spavento.
     Lo cinge intorno esercito guerriero
     Di Fere; e tanta ei ne fa strage intorno,
     Che non sembra un Leon, ma sembra cento.
     Strano, ma bel portento,
     30Ch’io era di mirar quasi già stanco!
     Ei nò di vincer anco
     Pago non è, se mille Fere uccida:
     Stassene, e rugge, e più ne chiama e sfida.
Volgomi al Ciel per dire: O Ciel, che fia
     35Cielo, e quai maraviglie io veggio in terra?
     Chi mi svela i misterj a parte a parte?
     E veggo il Sol, che mille a fronte avìa
     Nubi, e tutti i Pianeti a fargli guerra
     Sotto la scorta dell’acceso Marte.
     40io non sò dirv’in carte
     Quel che fa ’l Sol delle minori Stelle.
     Ei le combatte, ed elle
     Cedono il Polo; ogn’altra Nube intanto
     O fugge, o sotto al Sol si scioglie in pianto.
45Tornai col guardo in Terra, ed ecco io vidi
     Fiume venir, che mena onde reali,
     E vidi in sulle rive un popol folto.
     V’è chi vorrìa far argine in su i lidi;
     Altri pensa alla fuga, e chiede l’ali,
     50E pensa imprigionarlo altri più stolto;
     Ma già rotto e disciolto