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Benché sia pallidetta La vaga Vìoletta Non è che non sia bella; La coglie dal terren, E se la pone in sen La Pastorella. Benchè non sia vermiglio. Il candidetto Giglio, V’è chi se n’innamoraj Lo coglie sul mattin E se ne adorna il crin La vaga Aurora.

Cantata fra DALISO, e SILVIA,

Daliso.

VOrrei un Zeffireito, Che andasse alla mia Bella A dir così: Il tuo fedele Amante Brami saper dov’è? Intorno a quelle piante. Ch’hanno il tuo nome inciso, Volge soletto il piè. Or dov’egli s’aggira, Dove per te sospira Tu vanne, o Pastorella Vanne col vago viso A far più vago il dì. Ma già Silvia qui giunge: Veggio il bianco agnellin, che per usanza E la precorre, e danza; Ecco lo sfavillar de’ suoi begli occhj; Ecco le violette Muoversi fra l’erbette Pregando, che il bel piè le prema, e tocchi.

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