Battendomi sul braccio lieve lieve
La bella man di neve:
Oh bella mano, oh graziosa bocca, 55Ch’anco più bella mano il cuor mi tocca!
Mirami, e lieto in me vedrai mirando,
Quella, che in Terra io ti darò per Nome,
Che ben me stessa, e null’altra somiglia.
Godendo io la mirava, e in un penando, 60Che non soffrian mie luci un tanto lume;
Pur lo stupor reggeami alto le ciglia.
Oh quanta maraviglia
Piovea dal Sol de’ begli occhi sereno!
Quanta dal vago seno, 65Che dolce si ritira, e dolce inonda
Ei bei del respirar moti seconda!
Prendi, poi disse, e un nastro al sen si tolse
Questo adorni tua cetra, e fia, che inspire
Grazie al tuo canto lusinghiere e nuove. 70Ma nel toglier del nastro il vel si sciolse,
E scoprio quelle due, ch’io non vuò dire,
Quelle, per cui Vulcano ha più che Giove.
Oh non più visti altrove
Splendori! O par passai sì presso al Sole 75Oh dolci auree parole!
Deh perchè tacque, e ricompose il velo!
Che il Ciel restava in me, non ch’io nel Cielo.
Taccio, o ridico quel, che poi m’avvenne?
Pareami esser già fatto un degli Dei, 80Ch’ognun crede a quei sogni, ov’è diletto:
Quando una Dea contro di me sen venne
O Furia, o Dea. Fortuna era costei
Ch’ambe le mani m’avventò nel petto
E dal bel loco eletto, 85Senza parlar, mi rovesciò confuso.
Caddi, e cadendo in giuso
Delle nubi e de’ venti udii gli scherni:
Date loco all’Augel da i vanni eterni.