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     più alto ir volle il cuore. Oh quanto Polo
     20Io superai col volo!
     Tutte le fisse, e le non fisse ruote
     scorsi e dissi fra me: segua chi puote
Alfin pervenni a un altro. Ciel, cred’io
     Decimo Cielo, ove sedeano in trono
     25I Numi, e là fermaimi in mezzo a loro
     Giove, perch’ei rifulse al nascer mio,
     primo mi riconobbe, e diemmi in dono
     Una ghirlanda d’immortale Alloro
     Tutto de’ Numi il Coro
     30Lieto m’accolse, e il buon Mercurio e Marte
     Talchè vidi in disparte
     su i miei novelli onori andar penosa
     La grand’Ombra di Pindaro, famosa
Stava in seggio di luce il biondo Apollo
     35col dolce armonioso Ebano al fianco
     E il volto pien di raggi di sua Stella.
     Candida spoglia gli pendea dal collo
     D’un pasciuto in Anfriso Agnellin bianco
     Tanto, anche in Cielo Arcadia nostra è bella
     40E mi chiedea novella:
     1Che fan l’alto FENICIO, e ’l gran CRATEO
     indi un bel don mi feo
     D’un’aurea cetra; ed io la serbo appesa
     Forse a tempo miglior, per grande impresa
45E vidi poi Ciprigna, e seco Amore,
     he tutta nel sembiante avea la Madre
     Com’ella ne’ bei lumi il Figlio avea,
     La Diva ahi! mi rapìa col guardo il cuore,
     Che al volger delle due luci leggiadre,
     50Ben, vidi esser in Ciel, s’io no’l sapea
     Fido Garzon, dicea,

  1. I cardinali Pansili, ed Ottoboni.