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VII.1


O pellegrin, che in questa selva il piede
     Volgendo vai, sappi, che qui vivea
     Illustre Donna eccelsa, anzi pur Dea:
     Poichè Donna simile il Sol non vede.
5Diella il gran Giove a noi, perchè a noi fede
     Fesse di quanto oprar Giove sapea;
     Poi la rapì, che forse ei non avea
     Tanto serbato al Ciel, quanto a noi diede.
Questa è colei, che fè l’alto de’ suoi
     10Regni rifiuto, e doppi ebbe Trofei
     Degl’ingegni Reina e degli Eroi.
Cerchi l’Augusto nome di costei?
     Chiedilo all’opre, se saper tu ’l vuoi:
     Chè tal non ebbe il Mondo altra, che lei.


VIII.2


Quel dì, che al Soglio il gran Clemente ascese,
     La Fama era sul Tebro, e alzossi a volo,
     E disse, che l’udì questo, e quel Polo:
     Adesso è il tempo delle grand’imprese.
5E disse al Ciel d’Italia: Or più l’offese
     Non temerai dell’inimico stuolo;
     Giunse al Tamigi, e disse: In sì bel suolo
     Torni la Fè sul trono, onde discese
Indi al Cielo de’ Traci il cammin torse,
     10Dicendo: Or renderete, empi Guerrieri
     La sacra Tomba: io già non parlo in forse.
Stanca tornò del Tebro a’ lidi alteri;
     Ma si arrossì, Santo Pastor, che scorse,
     Grandi più de’ suoi detti i tuoi pensieri.


  1. Per il modestissimo Sepolero della Cont. Matilde in Vaticano.
  2. Nell’Assunzione al Pontificato di Clemente XI.