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Ma tu più lunge ancor volgi le piume:
Ch’anzi temi, che manchi accanto a lei,
Com’al raggio del Sol manca il tuo lume.
V.1
Chi è costui, che in sì gran pietra scolto
Siede gigante, e le più illustri e conte
Opre dell’arte avanza, e ha vive e pronte
Le labbra sì, che le parole ascolto?
Quest’è Mosè. Ben mel diceva il folto
Onor del mento, e ’l doppio raggio in fronte:
Quest’è Mosè, quando scendea dal monte,
E gran parte del Nume avea nel volto,
Tal’era allor, che le sonanti e vaste
Acque ei sospese a se d’intorno, e tale
Quand’il mar chiuse, e ne fe’ tomba altrui.
E voi sue Turbe un rio vitello alzaste?
Alzato aveste immago a questa eguale,
Ch’era men fallo l’adorar costui.
VI.2
Alfin col teschio d’atro sangue intriso
Tornò la gran Giuditta, e ognun dicea:
Viva l’Eroe: nulla di Donna avea
Fuorchè il tessuto inganno, e ’l vago viso.
Corser le Verginelle al lieto avviso;
Chi ’l piè, ch’il manto di baciar godea,
La destra nò, ch’ognun di lei temea
Per la memoria di quel mostro ucciso.
Cento Profeti alla gran Donna intorno
Andrà, dicean, chiara di te memoria,
Finchè il sol porti, e ovunque porti il giorno.
Forte Ella fu nell’immortal vittoria:
Ma fu più forte allor che fe’ ritorno:
Stavasi tutta umìle in tanta gloria.