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VII
Un’ombra io vidi in sue sembiante vero,
Orrida sì, ch’immagin d’uom non serba,
Sù carro assisa, in portamento altero,
Muoversi inesorabile, e superba.
5Qual sorge nembo in nuvol denso, e nero,
Che delle viti ampia fa strage acerba;
Non altrimenti ella rotava il fiero
Adunco ferro, e fea fascio d’ogn’erba.
Quì curvi aratri, e colà scettri infranti
10In un misti, e confusi; una egual sorte
Correan rustiche lane, e regi ammanti.
Al sol vederla intimorite, e smorte
Le Genti tutte con singulti, e pianti
Da lei fuggian, gridando: ahi Morte, hai Morte!
IX
Ahimè, ch’io sento la terribil tromba,
Che i Morti chiama al gran Giudizio eterno,
E sì dentro il mio cuore alto rimbomba,
Che il Suol ne trema, e si spalanca Averno.
5Sorgo coll’ossa mie fuor della tomba,
Ove m’aspetta il Giudice superno,
Lasso! nè so, s’io sia Corvo, o Colomba,
Che quindi aperto ho il Ciel, quindi l’Inferno.
Così mentre sospeso, e di spavento
10Pieno, nella gran Valle io fò dimora,
Alla final giusta sentenza intento,
Lasciami il sogno in sulla nuov’aurora,
Nè più veggio il Giudizio, e pur mi sento
Quell’aspra tromba nell’orecchie ancora.
X
Morta Colei, ch’il mio destin mi diede
Per mia Tiranna a farmi ognor dolente,
Ogni cui sguardo era uno strale ardente,
Onde facea de’ cuor barbare prede,
5Men gìa qual’Uom, che agli occhi altrui non crede,
A rimirar l’alme bellezze spente;