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V1
Mentre, Signor, di tanti fregi adorno,
Che nè dir, nè pensar tutti saprei,
Posti di cortesìa mille trofei,
Voi là n’andate onde ci nasce il giorno;
5Io qui mi rimarrò, d’ira e di scorno
Colma, accusando i destin sordi e rei,
E di vostre memorie i dolor miei
Pascerò sempre a queste rive intorno.
Nè da gravi sospir cesserò mai,
10Fin che nell’Adria, che i più degni onora,
Splendano in aureo manto i vostri rai;
E voce esca dal Mar chiara e sonora:
Che piangi ancor? Non hai tu pianto assai?
Sorgi, Verona, e ’l tuo bel Sole adora.
VI2
È questo il ricco ammanto e l’ostro e l’oro,
Che si tessea per le tue nozze, o Bella?
Queste le bianche perle, onde s’appella
Dal vulgo avaro fortunato il Moro?
5Altri panni, altri fregi, altro lavoro
Ispido troppo a tenera donzella
Ti stanno intorno, e l’una e l’altra stella
Copri, che fa d’Amor doppio tesoro.
Donne, perchè sì tristo e sconsolato
10Mostrate il viso? è di pietà ben degno
Il vostro vaneggiar, non il mio stato.
Dite alla Madre mia, che il caro pegno
Perdendo acquista, e che il mio cuor beato
Fa la speranza dell’eterno Regno.
Zappi Tom. I. | 20 |