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Ma se contemplo Voi, che ’l Ciel ci dona,
Tante virtù, la mente; il cuor, la mano,
Quì mia vista s’abbaglia, e m’abbandona.
III1
Occhi miei, che lo sguardo alzar solete
Lassù del Cielo alle bellezze eterne,
E del fiacco vigor, che mal discerne,
Spesso dolenti e lagrimosi siete;
5S’è scarso refrigerio a tanta sete
Mirar di fuori le magion superne;
Nè si concede a voi di più vederne,
Per la nebbia mortal, che intorno avete:
Non però men felice è vostra sorte,
10Nè dee basso desìo volgervi a terra
Per vagheggiar le region di Morte.
Se consiglio, divin vi lascia in guerra,
Dolce è vegliare alle beate porte,
E lo Sposo aspettar, che le disserra.
IV2
Drizzommi già verso l’Aonio monte,
Giuseppe, l’animoso mio pensiero:
E corsi anch’io le vie di valor vero
Sull’orme de’ Migliori eccelse e conte:
5Ma de’ suoi lauri e dell’amabil fonte
Tanto a me non concesse Apollo altero;
Nè, come a te, nel mio tempo primiero
Dier le figlie di Giove ali sì pronte.
Però convienmi, ad ima valle in grembo,
10Aspettar dall’obblìo l’usato scorno,
E breve gloria patteggiar con lui.
Altri sono e saranno i pregi tui;