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II1
De’ vostri alpestri sassi, o crudi venti,
Nel cavernoso sen fate ritorno,
Nè più gli acerbi vostri fiati algenti
Spirino a questa umìl capanna intorno.
5Qui il Fanciul sì promesso, e dalle Genti
Per tant’anni aspettato, ha suo soggiorno;
Dolce veder qual fanno i rai lucenti,
Del viso santo al Sol vergogna, e scorno!
Egli è, che pria da’ suoi tesor le infeste
10Grandini trasse, le pruine e ’l gelo,
E del rio verno altre compagne cose.
Ei le instancabil’ ale a voi compose,
E per gli ampi vi diè spazi del cielo
Scorrer fremendo, e sollevar tempeste.
III2
Sorgi, o Sionne, e al prim’onor sovrano
Torna del soglio, e maestà rivesti:
Alfin s’adempie ciò, che i tuoi celesti
Cigni un dì profetar lungo il Giordano:
5Dagli alti regni il divin Figlio in questi
Sceso, s’avvoglie entro un bel velo umano;
E seco Gloria, e seco trae per mano
Pace, e cangia sembianza ai dì molesti.
Già veggo stillar mele i tronchi e i sassi,
10E fuor dei nidi loro oscuri ed adri
Uscir scherzando intorno i pardi e i lupi.
Per fin gli abissi tenebrosi e cupi
Senton, nuova dolcezza: ed oh qual fassi
In volto Abramo, e gli altri antichi Padri!
IV3
Se per render l’ingegno istrutto e adorno
L’età future alle veraci carte,
- ↑ Per la Nascita di N. S.
- ↑ Sopra il precedente soggetto.
- ↑ A Vittorio Amadeo Duca di Savoia quando cedè lo Stato a Carlo Emmanuele suo figlio.