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Tra gelo ardente, e tra gelata face?
5S’io miro al Ben, che sì m’alletta, e piace,
Dico: chi di me più felice è in terra?
Ma il geloso tormento, che mi atterra,
Ogni mia gioia poi turba, e disface.
Così muovon talor fiera tempesta
10Contrari venti, e ’l misero Nocchiero
S’aggira indarno in quella parte, e in questa.
Lassa! e ben calco io pur dubbio sentiero;
E la speme or s’affretta, ed or s’arresta,
E mi attrista egualmente e il Falso, e il Vero.
II
Ben son lungi da te, vago mio Nume,
Qual per mancanza di vitale umore
Arida pianta, qual senza vigore
Palustre augel con basse e tarde piume.
5Ben son lungi da te qual senza lume
Notte piena di tenebre, e di orrore:
Ben son lungi da te qual secco fiore,
Cui soverchio calor’ arda e consume.
In te, mia vita, han posa i miei desiri:
10Or se da te tant’aria mi diparte,
Qual pace troveran gli aspri martiri?
Ahi dunque è ben ragion, che in mille carte
Sfoghi sue angosce in lagrime, e sospiri
Quest’alma, che sì strugge a parte a parte.
III
Sfoga pur contra me, Cielo adirato,
Quanto più sai, tuo crudo aspro furore,
Che indarno tenti di fierezza armato
Spegner favilla al mio cocente ardore.
5Puoi ben tormi, ch’io possa in sull’amato
Volto nutrir quest’affannato cuore,
Ma sveller non puoi già dal manco lato
Il dolce stral, con cui ferimmi Anore.
Siami pur sorte rea ognor più infesta,
10Viva pur l’alma in pianto ed in cordoglio,