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III[1]
Mentre un dì mirossi al fonte
Del mio Dio la bella Amante,
Vide il collo il sen la fronte
Farsi bruni in un istante;
5Quindi volta all’Orizzonte
Alzò gli occhi al Sol davante,
E poi disse a quanti e a quante
Incontrò per valle, o monte:
Non guardate, ch’io sia bruna,
10Che fin’or candida fui,
Qual la vaga argentea Luna;
Ma il mio Sol co’ raggi sui
Sì mi tinge, e sì m’imbruna,
Perch’io piaccia solo a lui.
ANGEL ANTONIO SACCO.
I
Mio Dio, quel cuor, che mi creaste in petto,
Per l’immenso amor vostro è angusto e poco,
Nè può in carcer sì breve, e sì ristretto
Starsi tutto racchiuso il vostro fuoco.
5Pur che poss’io, se all’infinito oggetto
Non è in mia man di dilatare il loco?
Più vorrei, più non posso. Ah mio diletto,
Voi per voler, voi per potere invoco.
Più vorrò, più potrò, se voi vorrete:
10Ma poi che prò, se ’l vostro merto eccede
D’ogni voler, d’ogni poter le mete?
Deh me guidate alla beata sede!
E colassù di ritrovar quiete
Il mio poter nel voler vostro ha fede.
- ↑ Sopra il versetto: Decoloravit me Sol.