Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
327 |
De’ miei pensieri, uscir del petto io sento;
E benchè ceda a passo tardo e lento,
Pur cede il luogo al vostro santo amore.
Questo amor santo poi soavemente
10Mi cinge il cuor di fiamma pura e viva;
E questa i pensier purga, alza la mente.
Tant’alto l’alza, che a mirarvi arriva:
E di quel che lassù ved’ella e sente,
Vuol, ch’io solo qua giù ragioni e scriva.
VII
Se in una prato vegg’io leggiadro fiore,
Sembrami dir: qui mi produsse Dio,
E qui ringrazio ognor del viver mio,
E della mia vaghezza il mio Fattore.
5Se d’atra selva io miro infra l’orrore
Serpe strisciarsi velennoso e rio;
Qui, mi par ch’egli dica, umile anch’io
Quel Dio, che mi creò, lodo a tutt’ore.
E ’l fonte, il rio, l’erbette, i tronchi, i sassi
10Sì sembran dire in lor muta favella,
Ovunque volgo i traviati passi.
Ahi! che sol questa (e il Ciel lo soffre!) è quella,
Che dall’amor di Dio lontana stassi,
Infida troppo, e cieca Pastorella.
ALESSANDRO PEGOLOTTI.
I1
Quella, ch’ambe le mani entro la chioma
Pose a ogni Regno in pria disciolto, e franco,
E seco trasse ognun pallido, e stanco,
Nobil dappoi trionfatrice in Roma;
5Quella stessa vegg’io, ch’or vinta e doma
Se ’n giace a piè d’un ostil carro, ed anco
- ↑ L’Italia.