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IV1
Chi ti dà aiuto, ohimè, chi ti consola,
Priva di Linco tuo, del tuo diletto,
Misera Silvia sconsolata, e sola
Senza il Germano, e senza cuore in petto?
5Per sì bella cagione a me s’invola
Il cuor, che indarno il suo ritorno aspetto;
Poichè d’intorno innamorato ei vola
Là dove ha il Fral di Linco mio ricetto.
E intanto Morte incocca le quadrella,
10Fors’in pietà cangiato il suo rigore,
E dice: Or mori afflitta Pastorella.
Ma veggendomi in sen servir di cuore
Dell’estinto German l’immagin bella,
Nò, grida, viva Silvia al suo dolore.
V
Sotto quel faggio, in riva a quel ruscello,
Io questa gabbia di mia man formai,
Che con quel vezzosetto e vago augello
Ieri, amata Licori, a te donai.
5E due per un mio fido Pastorello
A venderne in Città l’altr'ier mandai,
E del valor mi riportò un anello,
Che di bellezza il tuo vince d’assai.
Or vedi quanto più da’ miei lavori,
10Traggo, che dal cantare; eppur vorreste
Che ognor cantassi, o semplice Licori.
Ah che a l’orecchio mio dicono questi,
Ch’intorno miri infruttuosi allori:
Oh quanto tempo invan per noi perdesti!
VI
Gran mercè tua, mio Dio, mio Redentore,
Ragione ha del mio sen l’incendio spento;
Già cacciato n’ha fuor l’aspro tormento,
Ed ha tornato in libertade il cuore.
5Già quel pensier, ch’un tempo fu signore
- ↑ In morte di Vincio suo Fratello.