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FERDINANDO PASSERINI.
I1
Quando la bella Europa oh Dio! lasciai,
Credei lasciare il mio tiranno Amore,
Ma nell’Africa ancora io lo trovai
Starsene intento a tormentarmi il cuore.
5Assiso in duo begli occhi io qui mirai,
Come nel trono suo, l’empio Signore,
E volto a me, che di fuggir tentai,
Tutto colmo d’orgoglio e di rigore,
Disse: Ferma, ove vai? Tu tenti in vano
10Fuggir da me, c’ho l’ali; e fece poi
Stretto legarmi da una bella mano.
Soggiunse indi ridendo: Or tu da noi,
E da chi ti legò, vanne lontano;
Rompi i lacci del piè; fuggi se puoi.
II
Stavami ieri a pascolar l’armento
Piangendo il mio destin presso a quel Rio;
Quando vicino un Usignuolo io sento,
Che col suo pianto accompagnava il mio.
5Frena, mesto Augellino, il tuo lamento,
Lascia pianger me solo, allor diss’io:
Ma ei pur si lagna; chè per suo tormento
Pendea da un laccio, ch’il Villan gli ordìo.
Di repente mi accosto: e il laccio infranto,
10Aspra cagion del grave suo dolore,
Ei torna in libertate, e torna al canto.
Dissemi allora, e con ragione il cuore:
Altrui libero rendi? E perchè intanto
Me lasci al laccio, onde legommi Amore?
- ↑ Essendo l’Autore in Malta Segretario di Mons. Spinola.