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Che ridean sul verde stelo:
Io pel duol mi squarcio il velo,
E ne sgrido il Cielo, e il Fato.
Tirsi allor mirando fiso
10La sua donna, a tai parole
Replicò con un sorriso:
Cessa il duol, mia bella Iole,
Che più vaghe nel tuo viso
Stan le rose, e le viole.
III
Caro Tirsi, oh che bel giorno,
Disse Fille, ora vegg’io!
Nè più bello il guardo mio
Mai ne vide, nè più adorno.
5I fioretti quà d’intorno
Pompa fan del Bel natio,
E scherzando al dolce Rio
Van gli augei dal faggio all’orno.
Ciò sentendo il pastorello
10Alzò a Fille i lumi suoi,
E in lor vide ardor novello;
Poi rispose: o Fille, a noi
Rende il dì si chiaro, e bello
Lo splendor de’ lumi tuoi.
DECIO ANTONIO.1
Appena uscito dalla regia cuna
Trattar con mano anco tremante l’armi;
Pria saper chieder l’elmo, e dir, ch’uom l’armi,
Che formar sappia ancor parola alcuna:
Quanto più contro lui gente s’aduna
Far, ch’al nome sol ceda, e si disarmi;
- ↑ Per Alessandro Farnese conquistator delle Fiandre.