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Nè per lacrime, o preghi, od olocausti
Fia mai, che tolga l’empia macchia e nera.
Odi, Padre del Ciel, dal soglio eterno
10La rea bestemmia, e ad immortal tuo vanto
Forte confondi il mentitor d’Averno.
Che più non speri! Ah vuo’ sperar fin tanto
Ch’io vivo. E quando mai prendesti a scherno
Del Figlio il sangue, e de’ Mortali il pianto?
XVII
Nave degli empi, che soverchi l’onda
De’ rei piacer così veloce e lesta,
Volgi l’iniqua prora, e il corso arresta,
Che de’ perigli tuoi parla ogni sponda.
5A danni tuoi già torbida e profonda
L’acqua del mar muove crudel tempesta:
Squarcia le vele il vento, e omai t’affonda
Voragin cupa, e il flutto urta, e ti pesta.
Ohimè già veggio ogni tuo bene assorto,
10Veggio l’antenne, e ogni tuo legno infranto,
Veggio il nocchiero naufragante e morto.
Oh nave, nave baldanzosa! Oh quanto,
Quanto era meglio a tempo entrare in porto!
Mira ove sei per l’indugiar cotanto.
XVIII
Aura dolce e soave; e dolce ardore,
Dolce e soave donatore, e dono
Amabil, dolce albergator del core,
Che al cor favelli in dolce amabil suono;
5Te non pavento già tra i lampi, e il tuono,
Fra mezzo le caligini e il terrore;
I felici pensieri intorno al trono
Ti stanno in guardia, e il trono sol d’Amore:
D’Amor, che in santa inestinguibil face
10L’eterno Figlio e il Genitore accende,
Che di sua bella immago si compiace:
D’Amor, che in se l’esser divin comprende,
E lega e stringe in amichevol pace