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XII1


Vidi sul Tebro duo fanciulli armati
     Ambo d’arco, di face e di quadrella:
     Bianco vel gli occhi a questo avea bendati,
     Quello gli aprìa qual doppia fiamma, o stella:
5E in un gli archi, e i pensier tenean drizzati
     Verso il seno d’illustre alma Donzella;
     Quando il Garzon, che i lumi avea svelati
     Pria l’arco tese, e pria ferì la Bella.
Tese il suo l’altro ancora, e tosto uscìo
     10Lo stral, ma non sortì pari l’onore;
     Ch’in mezzo al volo un non so chi ’l rapìo.
Uno il divin, l’altro, il profano Amore,
     L’occulta mano era la man di Dio;
     E il segno eletto di Teresa il cuore.


XIII


Ecco il carcere aperto, e il crudo e strano
     Nodo alfin rotto, onde già Amor ti strinse;
     Fuggi mio cuor, che mai non scampò invano
     Dal rio Signor chi col fuggir lo vinse.
5Ma dalla fiera sua prigion lontano,
     Se tardi alcun l’incauto piè sospinse;
     Postagli in petto la crudel sua mano,
     Entro il duro soggiorno ei lo respinse.
Poscia strettolo in nuove aspre ritorte,
     10Chiuse il carcere antico, e la severa
     Chiave gettò nell’empio sen di Morte.
Fuggi dunque, mio cuore, or che la vera
     Tua libertà pose in tua man la sorte:
     Fuggi, che indarno poi si cerca e spera.


XIV


Contrari venti di Fortuna e Amore
     Urtano i fianchi del mio stanco legno:
     Quest’impiega nell’un tutto il suo sdegno,
     Tutto quella nell’altro il suo rigore.

  1. A Santa Teresa.