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E stende ancor la trionfal sua mano,
Contra cui l’Asia armi apparecchia invano
Per far vendetta dell’antiche offese;
5E giusta e lieta ad onorar già prese,
Soranzo eccelso, il tuo valor sovrano,
Che al primo segno è giunto, ove l’umano
Pensier di rado, o per te solo ascese.
Oh! se delle sue navi a te destina
10L’altero scettro, d’ostil sangue tinta
Parmi veder tutta l’Egea marina:
E veder l’Asia, che pur or fastosa
L’Europa immaginò depressa e vinta,
Depor tanta speranza, e andar pensosa.
IV
Già distendea questa del Tebro antica
Donna real la sanguinosa mano
Oltre il mar d’Oriente, e l’Oceano;
Cui varcar parve ad Ercole fatica.
5Di pace quindi, e di pietade amica,
Chiuso il tempio a Quirino, il tempio a Giano,
Il sacro asilo aperse in Vaticano
Alla stirpe d’Adamo al Ciel nemica.
Poichè in abito umìl rasa la chioma,
10Senza l’elmo, e la spada andar la vede
Africa, ed Asia, che da lui fu doma:
Riprende l’armi, e la vendetta crede
Far, che pria la dovea, non or che Roma
Ha nel Ciel, non che in Terra imperio e sede.
V
Bizanzio è in man dell’Arabo ladrone,
Bizanzio dell’Impero antica sede;
L’ltalia il sa, ride l’Italia e il vede,
Come non abbia sopra lei ragione.
5Or l’Empio in riva al Mar nuove dispone
Guerriere navi a far l’usate prede:
Che fa l’Italia? Neghittosa siede,
E il crin fra secchi lauri orna e compone.