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IV.1


Finchè questi occhi aperti il Sol vedranno,
     E la mia lingua a favellar fia sciolta,
     E l’intelletto dall’oscura e folta
     Nebbia scevro n’andrà d’ombra e d’inganno:
5Vergine eccelsa, da quel primo danno,
     Che ogni alma tiene in aspro modo involta,
     Te giurerò dal divin braccio tolta
     Fin dall’eterno incominciar d’ogn’anno.
E ’l giurerò con fronte alta e sicura,
     10E ’l ridirò ad ogn’ora, ovunque io passi,
     Sebben laggiù nella prigione oscura
Chè in que’ d’Ombre sepolcri orridi e bassi
     Sarìa felice ancor la mia ventura,
     Purchè là dentro il tuo candor lodassi.


V.2


Ben veggio il marmo, il simulacro, e l’urna,
     Ma l’ossa no del mio Cantor primiero:
     Deh chi mi schiude per pietà il sentiero
     A quella fredda polve e taciturna?
5Vorrìa veder la tromba, e in un l’eburna
     Cetra come sen giaccia, e ’l pungol fiero,
     E ’l Socco umìle, onde coperse il Vero
     In sembianza ridevole e notturna.
Trar le vorria fuor dalla notte al die,
     10E, certe occulte note mormorando,
     Ravvivar quelle spoglie, e farle mie:
Poi lieto andar per queste vie cantando
     Nov’arme, novi amor, nove follìe,
     Maggiori ancor delle follìe d’Orlando.

  1. Per la Concezione immacolata di Maria N. D.
  2. Al sepolcro di Lodovico Ariosto.