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II


Io no, non credo, che il morir sia danno,
     Nè che per morte il nero obblìo si varchi:
     Anco di là templi, teatri ed archi
     All’alme grandi per onor si fanno.
5E mentre il dì fatal colà n’andranno
     Gl’invitti Eroi del mortal fango scarchi,
     Per lo sentier de’ Regi e de’ Monarchi
     L’immago dell’antiche opre vedranno:
Chè le tante, onde fu la Terra angusta,
     10Eterne imprese il Ciel pinge e colora
     Su l’ampia strada luminosa e augusta.
Tal del gran Re, ch’esce d’albergo fuora,
     Per quella via de’ suoi trionfi onusta
     Passa l’Ombra superba e gode ancora.


III1


Quel raggio, che mostrommi il cammino destro,
     Per cui correr dovea con franchi passi,
     Poichè svanimmi, io mi trovai fra i sassi,
     E n’ebbe tema il carcer mio terrestro:
5E, come suole un animal silvestro,
     Lasciai la via co’ pie tremanti e lassi,
     E con gl’occhi tra ’l buio umidi e bassi
     N’andai tentone in quel deserto alpestro.
E ricercando pur qualche contrada,
     10Torna, o lume, gridai, troppo m’affiligi,
     Se più t’indugi, e non so dove i’ vada.
Quando il fausto splendor de’ tuoi vestigi,
     E la tua voce mi scoprìo la strada,
     E mi tolse dai laghi averni e stigi.

  1. L’Anima distolta dalla via perigliosa del vizio per le Prediche del P. D. Gaetano Mazzolini.