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L’idea, a cui dedicai tanta parte della mia vita si presentò alla mente — c’è da ridere — nella più tenera età, e da allora non mi abbandonò mai; vissi con essa e non posso immaginar nulla senza di essa. Questo particolare vi spiegherà come io, non ostante difficoltà ed amarezze, non abbia mai abbandonata tale idea, come fecero molti altri che lavorarono nello stesso campo.

Io nacqui a Bielostok nel governo di Grodno, e quel mio luogo natio, dove passai i primi anni, diede si può dire, l’impulso alle mie future idee.

La popolazione di Bielostok è formata di quattro diversi elementi e cioè di russi, di polacchi, di tedeschi e di ebrei, che parlano lingue diverse, e non sono tra loro in buona amicizia. Colà, meglio che in qual si sia altro luogo, si rende manifesto, ad un’anima impressionevole, il grave inconveniente derivante dalla diversità di linguaggio, e ci si persuade ad ogni passo che questa è, se non sola, almeno fra le principali ragioni che dividono la famiglia umana in fazioni tra loro nemiche.

Io veniva educato secondo principii idealistici; mi si insegnava che tutti gli uomini erano fratelli, e viceversa nelle strade e tra i miei vicini io sentivo ad ogni momento che non esisteva un’unica famiglia umana, ma soltanto russi, polacchi, tedeschi, ebrei, ecc. Ciò vivamente angosciava il mio animo infantile, quantunque molti probabilmente rideranno di questo precoce sentimento di dolore per la infelicità umana. E, poichè allora mi sembrava che gli uomini, divenuti adulti, possedessero una specie di potere superiore, andavo ripetendo a me stesso che, quando fossi diventato grande, avrei